“ La Grecia, sottomessa dai Romani, conquistò Roma stessa”.
Cosi Orazio (I sec. a.C.) definì la grandezza culturale della Grecia che, seppur ridotta a colonia romana, continuò ad affascinare, tutte le culture successive, anche per la sua Arte.
A distanza di secoli, Igor Mitoraj (scultore e pittore polacco, 1944-2014), ha subìto il fascino misterioso ed eterno dell’ideale greco della bellezza classica, quella, cioè, pura nelle forme, nei canoni; quella bellezza che fa sognare, ma che rimane un’enigma; quella bellezza antica, ma sempre attuale, come i miti greci.
Come a Tivoli, di fronte all’ingresso di Villa d’Este (ed in molte altre città europee), cosi a Roma possiamo gratuitamente soffermarci ad ammirare alcuni dei capolavori dell’artista polacco: dai battenti della Basilica di Santa Maria degli Angeli in piazza della Repubblica, alla testa decollata di San Giovanni Battista, sempre nella suddetta basilica.
Nella penombra di tale basilica romana, la testa mozzata del Battista – rappresentata in dimensioni naturali e in marmo di Carrara – appare eterea, priva di qualsiasi smorfia di dolore. Il martire cristiano viene rappresentato come un efebo, un atleta greco. La benda sugli occhi – fasciatura che veniva apposta agli giustiziati…- è scivolata sotto sugli zigomi e il Santo è raffigurato nell’istante prima della sua esecuzione capitale: pieno di luce e di sensualità.
Una leggenda medievale sosteneva che Salomè fosse, in segreto, innamorata di Giovanni Battista e così, Mitoraj, avrebbe catturato – quasi come uno scatto fotografico – l’ultimo momento di vita, del Battista, impresso nello sguardo dell’innamorata….
L’opera megalitica della “Dea Roma”– omaggio alla Città eterna che Mitoraj amò da subito – è, invece, installata nel giardino pubblico di piazza Monte Grappa.
Il volto femminile, malinconico e sacro, questa volta è scolpito nel travertino, in omaggio ai monumenti storici della Capitale.
Secondo la volontà dell’artista, intorno a tale volto ieratico, ci sarebbero dovuti essere le piante in ricordo del bosco sacro della leggenda romulea: cipressi, ulivi, lecci e pini.
La Dea Roma – la divinità per eccellenza – non è una santa cristiana, bensì una matrona, una divinità pagana: il suo volto metafisico dallo sguardo enigmatico è una “maschera incompleta” ( quasi fosse di per sè un reperto archeologico!) che sfida il tempo. La Dea accoglie chiunque oltrepassi il ponte del Risorgimento, chiunque oltrepassi il fiume sacro.
Gli eroi e le divinità greche dell’autore polacco sono rappresentate prive di pupille, come se le sue creature, ripescate dal passato, fossero in grado di vedere oltre la categoria spazio-temporale.
Una curiosità: Mitoraj firmava le sue creazioni rappresentando, in ognuna di esse, le proprie labbra carnose, non solo ricordo di una sensualità celata in molte opere artistiche, ma anche come omaggio al “sorriso greco”…
TO BE CONTINUED
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