Ci siamo mai domandati perchè le uova di cioccolato sono uno dei simboli della Pasqua?
Per scoprirlo dobbiamo fare un salto nel passato di quasi tremila anni… .
Sembra, infatti, che siano stati gli Egiziani e i Persiani ad aver iniziato la tradizione di donare le uova (di gallina!) con l’arrivo della primavera, proprio come simbolo di rinascita della Natura. Gli Egizi, infatti, consideravano l’uovo come fulcro dei quattro elementi naturali (acqua, aria, terra, fuoco), mentre la stagione della primavera veniva considerata una sorta di inizio di un nuovo anno.
I pagani per primi, dunque, ritenevano l’uovo un segno della vita, concetto che viene esplicitato anche in alcune statue di Dioniso (Bacco, per i Latini) con in mano un uovo, simbolo di ritorno alla vita.
Dioniso – rappresentato spesso con la testa cinta dall’edera o dalla vite ed una coppa di vino nella mano – era da sempre collegato alla vendemmia-vita eterna: come l’acino, infatti, deve fermentare (=morire) per trasformarsi nel nettare degli dei, così il dio dell’ebbrezza rappresentava anche l’immortalità.
Ed è cosi che, da simbolo pagano di rinascita primaverile della Natura benigna, i primi Cristiani stanziati in Mesopotamia iniziarono a considerare l’uovo come il simbolo della rinascita dell’uomo in Cristo. Sempre in Mesopotamia si iniziò a macchiare le uova di rosso (con coloranti naturali estratti addirittura dalle cipolle!) in ricordo del sangue di Cristo.
Nel Medioevo l’usanza di donare uova colorate alla servitù, in primavera, prese sempre più piede, poichè l’uovo, che apparentemente sembra essere come un sasso inerme (ricordo della lastra tombale del sepolcro di Gesù a Gerusalemme), all’interno custodisce la vita, come il corpo risorto di Cristo.
La tradizione di regalare uova di gallina sode – avvolte in foglie e fiori – si diffuse in Grecia, in Cina, in Polinesia, in India e Iran, come nell’America Latina, in Russia e addirittura in Svezia. Iniziò così la moda di decorare e/o colorare le uova, soprattutto ad opera dei bambini.
Anche l’arte sacra ha utilizzato spesso il simbolo dell’uovo come elemento iconografico della Resurrezione. Esempio magistrale è la cosiddetta Pala Montefeltro (Brera), dipinta da Piero della Francesca nel 1472, venti anni prima della scoperta ufficiale del Nuovo Continente, l’America. In questo dipinto di Piero della Francesca, Gesù Bambino indossa un ciondolo di corallo rosso che rimanda al sangue della Passione, mentre sopra il suo capo pende un grande uovo di struzzo nel mezzo di una conchiglia.
Dalle uova di gallina, si passò poi quelle di cioccolato. Fu il re Luigi XIV (1638-1715) a commisionare una tra le prime uova di cioccolata, mentre secoli dopo, un figlio di un farmacista bernese, Rodolphe Lindt (1855-1909), diede vita ad una vera e propria produzione seriale di uova di cioccolato. Non dimentichiamo che la cioccolata – “spezia” molto costosa, come il caffè- arrivò nel Vecchio Continente dopo la scoperta dell’America (1492), trovando grande sviluppo in Sicilia (Modica), in Piemonte, in Svizzera, in Belgio ed in Germania.
E se l’uovo di cioccolato, dunque, fu inventato in Francia, la tradizione della sorpresa dentro l’uovo stesso si deve ad un orafo di origini francesi, ma nato a San Pietroburgo, Peter Carl Fabergé (1846-1920). Questi nel 1883 creò per la zarina Maria un “uovo a Matrioska”: all’interno di un primo uovo di platino smaltato di bianco ,Fabergè inserì un ulteriore uovo, d’oro, con all’interno due doni (una riproduzione della corona imperiale ed un pulcino).
Ancora oggi, dunque, soprattutto in alcuni Paesi Europei, proprio il giorno di Pasqua le uova di gallina, decorate dai bambini, vengono nascoste nei giardini per la tradizionale caccia al tesoro: il simbolo della rinascita (la vita all’interno del guscio) rimane sempre vivo dopo tremila anni…!
Commenti recenti